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lunedì 16 marzo 2015
Che
c’è?
Che
oggi mi vien da parlare dei radical chic.
Il
vocabolario Treccani (“… chi, per moda o convenienza, professa idee
anticonformistiche e tendenze politiche radicali”) non sembra parlare dei
“radical chic” come di ribelli tout court, di persone cioè, a parer mio, sempre
apprezzabili.
L’arroganza,
la supponenza, la saccenteria loro proprie, quando assistite dalla assenza di
un minimo sindacale di humour, sono segni preoccupanti e tali da relegare i
titolari nella categoria umana degli sciocchini.
Roro
Che
c’è?
Vorrei
parlare di noi “Buoni”. Che siamo ‒ pare ‒ una robusta porzione del Bel Paese.
Perché
accogliamo più gente di quanta ne possiamo ricevere? Siamo poveri, ma degli irriducibili
anfitrioni.
Crediamo
davvero che Qualcuno lassù o quaggiù ci applauda?
I Notabili
stessi del culto agiscono in modo difforme da noi. Non parlo delle madri badesse,
che hanno più di una buona ragione per guardarsi dal commettere sventatezze; ma
dello stesso Vaticano, che è difeso da guardie svizzere. Non da Pizzardoni, se
mi capite.
Vecchi
o giovani, non vogliamo farci derubare in casa, impotenti a reagire…
né ammazzare per le strade da sconosciuti impuniti. Siamo tutti povera gente, noi
e loro, purtroppo. Tutti polli di Renzo.
«Cosa
ci possiamo fare?» protesta il Governo.
«L’UE
deve accogliere i disperati, non rispedirceli indietro. E il Mittente deve controllare
le sue coste, come in passato.»
«Il
problema è complesso…» lamenta il Governo.
«Pensaci
Tu! Cosa ci stai a fare a Roma?»
Se poi
l’amara, immorale, inconfessabile strategia fosse quella di creare un futuro serbatoio di voti in sostituzione di quello ormai bucato, ditelo.
Noi ce ne faremmo forse una ragione.
Noi ce ne faremmo forse una ragione.
Roro
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