Che c’è?
C’è che mi va di elaborare il
concetto di Austerity. Parola che ha assunto ultimamente, nell’immaginario
collettivo, le fattezze di un’austera Frau sassone.
Mi chiedo se non potrebbe invece
trattarsi della voce della nostra Coscienza.
Ricorro a una simulazione.
Immaginiamo per un attimo che degli allegri
“Pater familias” di un ipotetico Bel Paese si siano avvalsi, dal secondo
dopoguerra in poi, di una stamperia clandestina.
All’inizio, il loro lavoro sarebbe
stato meritorio, sempre nella simulazione. Dovevano ricostruire ciò che la
guerra aveva distrutto. Diciamo che hanno fatto tutto ciò che potevano.
Gli affari andavano bene, le
macchine dello scantinato giravano a tutto vapore e si fecero prendere la mano.
Pensarono di campare in eterno, di essere Dei. Non più “Pater familias”, ma
“Pater noster”.
Avvertirono la necessità di raccogliere
maggiori incoraggiamenti e più numerosi e sinceri… voti” Allargarono la loro già
vasta clientela inglobandoci, oltre parenti, amici, conoscenti e anime sante
del Purgatorio, anche sconosciuti.
Poi l’alluvione dell’Euro sommerse
la stamperia dello scantinato e niente fu più come prima.
Questo sia detto dell’Austerity.
Il passato è passato, cara Gente,
e il presente è avvolto nell’ineluttabilità.
Che cosa dobbiamo fare?
Pensiamo al futuro. Siamo esseri
umani, siamo uomini e donne noi, non Dei o Dee come loro. Non abbandoniamoci alla
frenesia o all’angoscia. Alimentiamo la speranza!
Come?
Roro
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