venerdì 5 giugno 2015


 
 
Che c’è?

C’è che mi va di elaborare il concetto di Austerity. Parola che ha assunto ultimamente, nell’immaginario collettivo, le fattezze di un’austera Frau sassone.

Mi chiedo se non potrebbe invece trattarsi della voce della nostra Coscienza.

Ricorro a una simulazione.

Immaginiamo per un attimo che  degli allegri “Pater familias” di un ipotetico Bel Paese si siano avvalsi, dal secondo dopoguerra in poi, di una stamperia clandestina.

All’inizio, il loro lavoro sarebbe stato meritorio, sempre nella simulazione. Dovevano ricostruire ciò che la guerra aveva distrutto. Diciamo che hanno fatto tutto ciò che potevano.

Gli affari andavano bene, le macchine dello scantinato giravano a tutto vapore e si fecero prendere la mano. Pensarono di campare in eterno, di essere Dei. Non più “Pater familias”, ma “Pater noster”.

Avvertirono la necessità di raccogliere maggiori incoraggiamenti e più numerosi e sinceri… voti” Allargarono la loro già vasta clientela inglobandoci, oltre parenti, amici, conoscenti e anime sante del Purgatorio, anche sconosciuti.

Poi l’alluvione dell’Euro sommerse la stamperia dello scantinato e niente fu più come prima.

Questo sia detto dell’Austerity.

Il passato è passato, cara Gente, e il presente è avvolto nell’ineluttabilità.

Che cosa dobbiamo fare?

Pensiamo al futuro. Siamo esseri umani, siamo uomini e donne noi, non Dei o Dee come loro. Non abbandoniamoci alla frenesia o all’angoscia. Alimentiamo la speranza!

Come?

Roro
 
 

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