giovedì 3 luglio 2014

Repetita iuvant.
Rilancio un appello ai concittadini.
Perché non insistere sull’argomento della stazione ferroviaria – mi sono domandato – la più derelitta fra le porte di ingresso al nostro paese? Essa merita rispetto e cura da tutti noi. La porta del paese è come quella di casa, non la imbrattiamo.
Questo messaggio di buona creanza, che lancio dall’alto degli 81 anni, dovremmo prenderlo sul serio.
Nelle famiglie, da nonni e genitori con figli e nipoti.
Nelle scuole, fra gli studenti delle medie, elementari e materne.
Dal Comune, attraverso gli organi preposti alla sicurezza e alla cultura.
Nella campagna elettorale.
Nei templi. Penso che anche Lui - con rispetto parlando - non si annoierebbe alle mie idee. La buona educazione non confligge con le virtù che un buon praticante dovrebbe coltivare.
E mi chiedo: “Perché non pitturare le mura imbrattate?”
Devo temere la solita risposta? (“Bisogna inoltrare la richiesta a Roma”)
Dobbiamo imparare a vivere in un mondo civile.
Qualche concittadino storcerà il naso? Non storciamolo, se mai turiamolo.
Thanks.


L’odio è un fardello di cui disfarsi presto, se non si vuole che il suo peso diventi intollerabile.

Il defunto non conosce le proprie condizioni.

Non bisogna preoccuparsi dei problemi se sono lontani, poiché potrebbero prendere un’altra strada.

I divi del cinema inalano il fumo della sigaretta come i cammelli l’acqua dell’oasi.

Per sfamare i diseredati non bisogna cucinare la gallina dalle uova d’oro.

Gli dei si appropriano i meriti degli uomini.

Non bisogna credere che il tempo faccia quello che dice la televisione.

Di fronte alle domande inopportune scappano, a volte, provvidenziali bugie.

Tutto questo tempo che passa, dove va a finire? L’orologio è il giustiziere del presente e l’edificatore, secondo dopo secondo, del passato. È un’opera meritoria la sua, poiché senza passato non c’è futuro. Così passato e futuro – l’uno con ricordi, rimpianti e frustrazioni e l’altro con speranze, sogni ed esaltazioni – contribuiscono insieme a confezionare il presente, che auguro vivibile per noi miseri terrestri.

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